
Quali Sono i Pericoli della Biopsia Prostatica?
Purtroppo non è tutto oro quello che luccica nel mondo della biopsia prostatica.
La maggior parte delle biopsie con ago eseguite per sospetto cancro alla prostata viene eseguita dagli urologi utilizzando una tecnica chiamata ecografia transrettale (TRUS). Questo è l’approccio convenzionale utilizzato da decenni, ma nel tempo è aumentato il numero di aghi utilizzati.
A partire dalla fine degli anni ’80, il protocollo standard era chiamato biopsia sestante perché utilizzava 6 aghi (3 su ciascun lato della ghiandola. Nel 1997, viene pubblicato un articolo su PubMed dove viene evidenziato che le biopsie sestanti non riconoscevano il 15% dei tumori della prostata che poteva essere diagnosticato usando 8-10 aghi. Tuttavia, si scoprì che anche quello non era sufficiente.
Nel giro di 10 anni, l’uso di 12 aghi è diventato lo standard (Qui lo studio).
Nello studio si dice tra le altre cose: “… anche con questo approccio esiste la possibilità di sottostimare il problema”.
In effetti, nel 2016 un team della Mayo Clinic scrisse che l’effettiva rilevazione con la biopsia a 12 aghi produce tassi di rilevazione del cancro tra il 30 e il 55%.
Il tasso di falsi negativi per questo schema a 12 core è dell’ordine del 20-24% e ripetute applicazioni di questa biopsia mostrano tassi di rilevamento dell’11–47%: ”Inevitabilmente, dati come questo hanno portato molti urologi ad aumentare il numero di aghi a 14, 16 e persino 24.
Il maggior pericolo della biopsia prostatica era dunque quello di diagnosticare un tumore che non c’è o di non diagnosticarlo quando c’è. In poche parole, non è affidabile.
Aumento dei Tassi di Infezione Post-Biopsia
Oltre a questo un nuovo studio del 2019 esplora l’attuale panorama delle infezioni post-biopsia. Osservando i dati per i tassi di infezione rilevati entro 30 giorni nei ricoveri in pronto soccorso, in ospedale e nelle cliniche urologiche, hanno accertato che le infezioni sono aumentate negli anni 2001-2007 dal 5,9% al 7,2%.
Questo è all’incirca lo stesso periodo in cui le biopsie sestanti sono state abbandonate a favore di 8, 10 o 12 aghi, quindi non sembra sorprendente che ci siano state più infezioni nonostante i progressi nella prevenzione e nell’uso di antibiotici. Dopo il 2007, il tasso si è stabilizzato fino al 2015, quindi questa è una buona notizia.
Tuttavia, questo studio contiene notizie non proprio positive: “… le visite al pronto soccorso post-biopsia sono aumentate dallo 0,2% allo 0,5%, … i ricoveri sono aumentati dallo 0,5% all’1,3%, … e i ricoveri delle unità di terapia intensiva sono aumentati dallo 0,1% allo 0,3%”.
Inoltre si nota che i medici che eseguono 25 o più biopsie all’anno hanno tassi di infezione più bassi rispetto ai medici che ne eseguono solo 1 o 2 all’anno, il che implica che l’esperienza aiuta.
La fonte di infezione nelle biopsie TRUS è il trasferimento di batteri rettali/intestinali nella prostata, nell’uretra prostatica e nella cavità addominale attraverso la parete rettale.
Si ritiene che l’aumento del tasso sia dovuto sia al tampone rettale utilizzato per la biopsia, sia al numero crescente di pazienti che trasportano batteri resistenti ai farmaci usati per prevenire l’infezione.
Una Biopsia più Sicura
Una biopsia che è forse più sicura è quella eseguita con risonanza magnetica. Quando viene rilevata un’area sospetta della prostata dalla scansione della risonanza, è possibile dirigere strategicamente un numero minimo di aghi esattamente in quell’area. Questo ottimizza l’accuratezza diagnostica.
Gli studi che comparano la biopsia con MRI (risonanza) con la biopsia TRUS mostrano un miglioramento nel rilevamento dei dati.
Il vantaggio è il ridotto rischio di infezioni post-biopsia. Naturalmente, le precauzioni preventive sono essenziali, ma l’uso di un numero significativamente inferiore di aghi aiuta a ridurre al minimo il rischio di infezione.
Gli uomini il cui aumento del PSA o altri parametri fa temere il cancro alla prostata non hanno bisogno di ulteriori preoccupazioni oltre all’ansia che già potrebbero avere.
In un mondo in cui virus e batteri mutanti sono piuttosto preoccupanti, facciamo la nostra parte per evitare di esporci ad un minor rischio d’infezione dopo la biopsia prostatica.
Se proprio necessario (e tra poco vediamo perché spesso non lo è) scegliamo cliniche che operano nella maggior sicurezza possibile.
Il Business della Biopsia della Prostata
Approfondendo un po’ l’argomento ho scoperto che la maggior parte dei tumori alla prostata non necessita di un intervento chirurgico.
Purtroppo però c’è una forte pressione da parte dei medici ad operare un tumore alla prostata e quindi ad effettuare più biopsie possibili.
Il motivo è semplice e nasce dal momento in cui gli ospedali sono diventate aziende.
Fino al 1992 (con la nascita delle ASL) gli ospedali erano considerati semplicemente dei servizi sanitari pubblici.
Avevano il nobile e arduo compito di curare le malattie, avere diversi reparti ospedalieri e lo stato provvedeva al pagamento delle spese necessarie.
Per ridurre i costi degli ospedali, si pensò di trasformarli in aziende, simili a quelle private che producono servizi o prodotti di qualsiasi tipo.
Come in tutte le aziende, agli amministratori è assegnato un budget per far fronte alle esigenze ospedaliere.
In una normale azienda gli incassi vengono calcolati in base al tipo e alla quantità di servizi erogati o beni “venduti” e così accade nelle nostre aziende sanitarie ospedaliere (pubbliche o private).
Anche negli ospedali dunque, come nelle normali aziende, ci sono dei meccanismi di premio per chi contribuisce al raggiungimento degli obiettivi, e delle penalizzazioni, che colpiscono soprattutto i dirigenti responsabili, se non vengono raggiunti certi obiettivi.
Il punto cruciale da comprendere è dunque il seguente:
Maggiore è il numero di biopsie effettuate e maggiore è il numero di tumori identificati. Maggiore è il numero dei tumori e maggiore sarà il numero delle operazioni chirurgiche.
Il problema è che lo screening prostatico effettuato per decidere se fare o meno una biopsia non è in grado di distinguere i vari tipi di tumore, cioè quelli che crescono veloci portando alla morte, da quelli che non crescono e che probabilmente rimarranno fermi per tutta la vita senza dare problemi.
Una volta individuato però, si fa lo stesso la biopsia prostatica e poi, se l’esito è considerato pericoloso, c’è l’asportazione, la chemio o la radioterapia che sono pronte all’uso, con costi non indifferenti (“prodotto” venduto!).

Ma la Biopsia è Proprio Necessaria?
La domanda dunque è:
Hai davvero bisogno di una biopsia prostatica?
La risposta è in molti casi negativa, poiché esistono delle alternative che sono sicuramente meno invasive e riducono il rischio di infezioni a zero.
Consulta dunque tranquillamente il medico di cui ti fidi di più (altrimenti perché ci vai?) e discuti con lui se è davvero essenziale fare la biopsia. Se il medico è onesto e ben preparato saprà consigliarti alcune alternative prima di prescriverti una biopsia prostatica.
Alcune di queste alternative possono essere:
- Il test a ultrasuoni
- La risonanza magnetica multiparametrica
- Il test delle urine MIPS
Trovi maggiori informazioni su un articolo che ho scritto mesi fa sulla biopsia prostatica e le alternative.

Sperimentatore e ricercatore del benessere e della salute. Appassionato di miglioramento personale da oltre 10 anni, applico e diffondo informazioni nel campo dell’alimentazione e della salute sessuale maschile. Scopri di più su di me.
Salve, seguo con molta attenzione i vostri articoli e se posso permettermi vorrei specificare che non risultano falsi positivi nel rilevamento di cancri prostatici (Classificazione Gleason ma ancor più recentemente classificazione per Grade) se non per franco errore dell’anatomopatologo. Mentre è molto alta come giustamente riportato la percentuale di falsi negativi.
Sono un medico chirurgo ma mi occupo di chirurgia parodontale, non sono Urologo ma ho molto approfondito il tema perché ho un carcinoma prostatico (Gleason 3+3 – Grade 1) che non ho fatto operare e che sorveglio attivamente. Faccio di tutto per evitare l’intervento anche se la mia preparazione di medicina ufficiale mi porta a pensare che non è possibile “guarire”, mi accontenterei di portarlo con me sino all’ultimo dei miei giorni senza complicazioni.
Con affetto e cordialità
Giuseppe Maiellaro
Grazie del tuo commento e della precisazione Giuseppe. Ti auguro il meglio!
Grazie, molto utile!
Articoli sempre molto interessanti e aggiornati, complimenti.
Ciao Rocco e grazie per il tuo apprezzamento!
Giovanni