Per parlare di antibiotici per la prostatite è doverosa una premessa, altrimenti non è possibile che tu comprenda, non solo se è bene prenderli o meno, ma anche dove voglio arrivare con questo articolo.
Anti-biotico significa letteralmente “contro la vita”.
Quale vita? Quella dei batteri che sono dipinti dalla medicina moderna come i cattivi di turno che invadono e infettano i nostri corpi.
La stessa cosa potremmo dirla dei virus, ultimamente più di moda.
L’idea da sradicare (o sospendere temporaneamente) per la lettura di questo articolo è dunque quella che ci sia un esercito di batteri, virus e funghi che siano in lotta con l’essere umano e che per annientarli dobbiamo inventare e creare nuove armi, come gli antibiotici per la prostata.
Per fortuna che Madre Natura è in grado di aggirare ogni arma che le puntiamo addosso, rinforzandosi e rifiorendo ogni volta, con l’unico scopo di favorire e proteggere la Vita su questo pianeta e chissà quanti altri.
Mi piace definirla un’intelligenza divina che sa bene come far piegare la testa ai suoi figli che per arroganza e delirio di onnipotenza vogliono dominarla.
I Batteri e i Sintomi della Prostatite
I batteri non sono dunque i cattivi di turno che sono arrivati alla prostata da chissà quali vie, ma sono parte della vita stessa e a favore della vita, compresa la nostra.
I batteri esistono nel nostro corpo, nell’intestino in particolare, ma anche nella prostata in determinate circostanze, pronti ad attivarsi nel momento in cui ce n’è più bisogno.
Possono anche essere trasmessi, ma solo se c’è il “terreno” per attecchire che è il loro nutrimento biologico.
In una prostatite così detta “batterica” entrano in funzione in una specifica fase del processo di guarigione che il corpo sta mettendo in atto.
Questi batteri sono talvolta presenti nel nostro corpo (rivelati con un test del sangue, urina o sperma) quando ci sono sintomi specifici come ad esempio:
- Bruciore o dolore durante la minzione
- Bruciore o dolore dopo l’eiaculazione
- Incapacità di svuotare completamente la vescica
- Dolore all’inguine o alla schiena
- Disfunzione sessuale e/o perdita della libido
Nella maggior parte dei casi, i pazienti affetti da prostatite accusano urgenza, frequenza e dolore urinario, tutti fattori che incidono significativamente sulla qualità della vita.
Gli Errori sulla Prostatite
Da uno studio condotto su oltre 500 medici di base è emerso che più della metà non conosceva le varie manifestazioni della prostatite e aveva scarse conoscenze su come affrontarla.
I pazienti vengono spesso diagnosticati in modo errato e ricevono un trattamento inefficace.
Per alcuni medici, l’indicazione di un qualsiasi tipo di prostatite è un segnale per prescrivere un forte antibiotico, che può essere utile o meno.
In genere, la prostatite viene trattata in modo inadeguato, di solito con antibiotici che non solo non sono adatti, ma possono peggiorare seriamente la situazione.
Un’infezione fungina alla prostata ad esempio può essere esacerbata da un antibiotico che altera i batteri “benefici” (i probiotici), rendendo la condizione più grave.
Le prostatiti batteriche sono appena il 10% del totale delle prostatiti esistenti (dati statistici).
Ha senso dunque che il 70% delle prostatiti venga ancora trattata con antibiotici? (dati statistici).
C’è inoltre una mancanza di comprensione della prevalenza delle infezioni così dette “fungine” che porta all’incapacità di trattare la prostatite associata a infezioni da candida (C. albicans), perché la letteratura attuale non è molto florida.
Molti medici non conoscono la prostatite.
I pazienti che presentano dolore alla prostata o altri sintomi prostatici sono spesso trattati con antibiotici forti come il ciproxin senza che sia stata effettivamente individuata un’infezione batterica.
Considerando alcuni dei gravi effetti collaterali del ciproxin, ritengo che il suo uso debba essere limitato ai casi in cui sia stata dimostrata un’infezione batterica prostatica sensibile a questa classe di farmaci e solo se la situazione è molto grave.
Purtroppo è raro che così avvenga e spesso la facilità di prescrivere un farmaco è la soluzione più rapida e comune che l’urologo attua, senza neanche rendersi conto dei danni che può causare.
Gli Antibiotici Curano la Prostatite?
Prima che A. Fleming scoprisse accidentalmente la penicillina negli anni ’20, i medici potevano fare ben poco per controllare le infezioni batteriche.
La tubercolosi, la sifilide, gli arti in cancrena erano difficili da curare e spesso fatali. La prostatite ancora non era forse neanche stata scoperta (o meglio inventata?).
Con la penicillina, il primo vero antibiotico, i medici disponevano di uno strumento rapido ed efficace per aiutare l’organismo a superare i momenti più critici di un’intensa malattia.
Da allora sono stati sviluppati molti altri antibiotici, arricchendo gli strumenti del medico e soprattutto le tasche delle case farmaceutiche.
È ragionevole affermare che ad ogni trucco inventato dall’uomo, la natura ha sempre reagito per proteggere i batteri, che in tal modo si sono adattati sempre di più, cambiando continuamente per sfuggire a quei “veleni” e sopravvivere.
Con questo voglio dire che la scoperta della penicillina e l’uso moderno di antibiotici sia totalmente sbagliato?
No, gli antibiotici possono essere utili ed efficaci quando la presenza di batteri presenti assieme a un sintomo è molto forte.
In pratica dovrebbero a mio avviso essere un rimedio di emergenza, in casi molto gravi.
Usati per rallentare il processo vitale di riparazione e guarigione del corpo che in quel momento è eccessivamente forte per l’uomo.
Se al contrario la malattia è cronicizzata e i sintomi sono lievi ma persistenti l’antibiotico semplicemente non può essere la soluzione.
L’Antibiotico-Resistenza
Purtroppo, viviamo in un’epoca dominata da una cultura della prevenzione totale, incline all’abuso irrazionale di tutti i mezzi che offrono l’illusione di controllare la morte.
Ecco alcuni fatti che rendono la situazione ancora più grave:
- Negli Stati Uniti (e quindi di conseguenza in Italia), nel 70% dei casi di prostatiti diagnosticate (di qualsiasi tipo) venivano prescritti antibiotici. (Dati del 2009)
- In generale, in campo medico, più della metà delle prescrizioni sono inappropriate e non necessarie, dall’uso preventivo inefficace alle applicazioni e ai sintomi che non coinvolgono nemmeno i batteri.
- La sola Gran Bretagna consuma mille tonnellate di antibiotici all’anno, di cui circa la metà per l’uomo e il resto per gli animali.
- I batteri sono mutati e adattati, quindi 700.000 persone muoiono ogni anno per resistenza batterica agli antibiotici, 10.000 in Italia. (Fonte)
E’ evidente constatare dunque che l’uomo ha esaurito le sue risorse a disposizione in meno di un secolo, mentre la natura ne ha di illimitate e inesauribili e trova sempre il modo di evolversi e prosperare.
Purtroppo l’uso scriteriato di antibiotici da parte di medici e pazienti, li sta rendendo inutili e inutilizzabili.
Se da un lato possiamo meravigliarci e ringraziare Madre Natura che imperterrita trova sempre il modo di favorire la vita, dall’altra corriamo il gravissimo pericolo di perdere uno dei pochi strumenti davvero efficaci per limitare i sintomi più spiacevoli di una malattia grave.
In breve, stiamo tornando all’era pre-penicillina.
Conclusione
Gli studi statistici ci mostrano che la maggior parte delle prostatiti (oltre il 90%) sono abatteriche, il che dovrebbe cambiare radicalmente l’approccio medico di cura a base di antibiotici per la prostata.
Tutti i casi di prostatite comportano in qualche misura dolore e la diagnosi è spesso soggettiva e non è definita da un test medico specifico.
La semplice diagnosi di prostatite abatterica può esimere l’urologo da ulteriori indagini sull’origine del problema, lasciando il paziente a sé stesso, perché di fatto, non sa come curarlo, il che sarebbe già più corretto che prescrivere la cura sbagliata.
L’uso sconsiderato di antibiotici crea antibiotico-resistenza, cioè un antibiotico che non funziona più, anche quando ce ne sarebbe davvero bisogno.
La strada migliore in caso di prostatite è dunque usare gli antibiotici solo in casi estremi, cioè quando c’è un forte picco dei sintomi e solo quando è evidente una forte carica batterica.
Nella stragrande maggioranza dei casi ci sono invece altre cure che funzionano e che riguardano il prendersi cura dell’ambiente in cui i nostri amici batteri vivono.
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Sperimentatore e ricercatore del benessere e della salute. Appassionato di miglioramento personale da oltre 10 anni, applico e diffondo informazioni nel campo dell’alimentazione e della salute sessuale maschile. Scopri di più su di me.